Malgorzata Chomicz – Risveglio

Il fiume della vita
Tutto diventa un gioco intellettuale, una frase poetica adagiata nello spartito di note immaginate, un veleggiare assiduo e battente attorno al concetto di creatività, tra orizzonti conquistati e preghiere esaudite. Quale è mai il nome segreto delle opere di Malgorzata? Non ha senso inseguire la strada della descrizione fine a se stessa e che nulla vale nell’estetica, perché appare chiaro come la linea, la matassa ondulata, la sorgente dell’idea possano rappresentare lo sbocciare centrale della vita, il proporsi dei fiumi dell’uomo, il ramificarsi di arterie che formano un delta, una vegetazione di Marte, una valle di pianeti sconosciuti, esempio pulsante di quanto la fecondità del fare riesca a condurre ben oltre le spiagge della concezione di macrocosmo. E’ l’ingresso nella coscienza, nel momento di cui gli opposti si annullano e il dinamismo si trasforma in vortice, che la genialità grafica s’illumina, l’architettura della pagina grafica è compiuta: indagine lenticolare e quasi metafisica nel senso pieno del termine, quasi impronte geologiche, quasi natura corrugata e irta che è impronta del sé e della luce. L’artista esplora, segretamente rivela il dubbio, la trascendenza: vera, intensa, raffinata e potente, Chomicz intesse la trama sapiente attorno a stati d’animo plurimi, a una sensibilità sgranata, forse dolorosa e comunque concentrato di forze che s’insinuano nella mente, lasciano impronte profonde, psichiche e riflettono come nello specchio di Alice o nel crogiuolo dell’alchimista le insondabili dimensioni dello spirito.

Mimmo Coletti