Gian Carlo Aiosa – Segni, intrecci..infinite sfumature

Personale di Gian Carlo Aiosa incisore

3 -17 giugno 2017 Galleria Diego Donati

Inaugurazione 3 giugno ore 17.30

orario mostra: 16.00 – 18.30 lunedì/sabato. Chiuso festivi

L’opera grafica di Aiosa si ispira alla natura e alle sue molteplici manifestazioni, con una concentrazione specifica sulla vegetazione e l’elemento organico, interpretati attraverso una profonda sensibilità e un’energia creativa inesauribile.

Gli alberi sono una presenza dominante nell’immaginario dell’artista, disposti in filari o isolati, spesso caduti o ridotti in legni trascinati dalla corrente. Sono spogli e spettrali, come frammenti di un paesaggio invernale, arido e aspro. L’infittirsi dei rami, il groviglio dei cespugli o l’intreccio delle radici vengono frequentemente resi da un punto di vista molto ravvicinato, creando un effetto astratto e ipnotico, non così ovviamente riconducibile al paesaggio naturale.

La tessitura densa e inestricabile di linee spezzate, incise con tratto nitido e deciso, dà vita a una dimensione che trascende il mondo visibile per spingersi verso la sfera interiore e la regione dell’inconscio.

Una sponda frastagliata, un tronco caduto, un ciocco solitario o un casolare sperduto, citano la forza vitale della natura, ma anche la sua caducità, rimandando inevitabilmente alla precarietà e alla fragilità dell’esistenza umana. Sembrano inoltre alludere a ostacoli e conflitti, sempre presenti nel mondo naturale come in quello umano.

Si tratta di visioni emotive piuttosto che sensoriali, volte a suscitare stati d’animo anziché descrivere cose o luoghi.

L’esperienza e il controllo tecnico consentono all’artista di impiegare o combinare vari procedimenti calcografici per ottenere esiti particolarmente suggestivi, nella complicazione virtuosistica delle linee e nei poetici effetti tonali. Alla forza graffiante degli intrecci si alternano zone delicatamente sfumate, nella gamma vibratile dei grigi.

L’asperità che pervade gli spazi incantati concepiti dall’artista, evoca un verso di Pier Paolo Pasolini, tratto dalla poesia Solitudine: “da sedersi non c’è; specie d’inverno”.

Marinella Caputo