Dante Filippucci, teoria e prassi, prima, durante e dopo il ’68

Relatore Prof. Emidio De Albentiis

“Dante Filippucci, teoria e prassi, prima, durante e dopo il ’68

Biblioteca storica dell’Accademia di Belle Arti “P. Vannucci”  – Piazza San Francesco al Prato, 5 Perugia

mercoledì 18 aprile 2018 ore 17:00

 

La conferenza tenuta dal Prof. Emidio De Albentiis analizzerà la complessa figura dell’ artista e critico d’arte che ha illuminato la scena perugina per quasi tutta la seconda metà del Novecento.

Dante Filippucci nasce a Perugia nel 1912, dove frequenta l’Istituto d’Arte e partecipa giovanissimo alla III Mostra Sindacale di Terni con due sculture Il Filosofo L’Autoritratto. Nel 1941 è richiamato in guerra e nel novembre di quell’anno è fatto prigioniero e mandato in un campo di concentramento inglese in India, done vi rimarrà fino al 1946.
Dal ’47 a Perugia insegna all’Istituto d’Arte; la sua opera pittorica è strettamente connessa a quella estetica e critica. Si avvicina così a Klee, Mirò, a Mondrian e Magnelli, a Capogrossi, a Pollock, Burri ben riflessi nelle sue opere degli anni Cinquanta-Sessanta.

Durante la sua carriera è stato dirigente dell’Istituto d’Arte di Gubbio, dell’Istituto d’Arte e dell’Accademia di Belle Arti “P. Vannucci”di Perugia. Il suo impegno scolastico è sottolineato da saggi storico-critici che pubblica dal 1965.

Intorno agli anni Settanta iniziano le critiche sul linguaggio astratto informale: l’artista coerentemente alla poetica concettuale, realizza opere con l’uso di tecniche miste su compensato, collages, lamine, garze, vinavil. Partecipa a diverse esposizioni d’arte e pubblica L’evento e o la morte dell’arte (1970) e Nell’arte concettuale il valore non fa problema (1975); mentre nel 1976 scriverà saggi sulla Body Art e su Beuys e la Pop Art.

Muore a Perugia nel 1983.