Sandro Scargetta – Quiete umbra

Questo è un canto lontano e una memoria che non si spegne. Eccole qua in generosa disposizione, le incisioni di Sandro, di Sandro Scargetta, che era un amico dal cuore generoso e un artista vero che ha attraversato il tempo suo come una meteora rapida ma ha lasciato l’orma, incancellabile e profonda. Sono pagine su cui ha liberato, in un’urgenza e in una gioia di sapore quasi profetico, il suo senso preciso dell’espressione, attento al particolare, al momento conosciuto o semplicemente immaginato, al fiorire della terra, alla figura amorosamente studiata, alla traccia dell’uomo, dunque alla storia, e al variare delle stagioni. Segni forti e carezzevoli insieme _ e questo non appaia una contraddizione _ innesti di colori ramificati e stupefatti per dettare l’eco interiore, la musica che viene da lontano e ti accompagna lungo gli anni, il bianco e il nero trasformati in riassunto d’ogni virtù estetica, luce e ombre, trame sottili, vibratili. Sandro aveva avuto frequentazioni illustri e sapienti, capaci di dettargli la tecnica del comporre e di inseguire il suo ideario mentale senza preconcetti, imposizioni di facili mode: padre Diego Donati su tutti, maestro di celesti e timbriche armonie, e Filippucci e Giovagnoni. Era stato assistente di Dottori, aveva trovato la sua strada maestra accanto a quella silenziosa e magnifica della mano tesa verso il prossimo. Uomo limpido, e questo tutto dice e rivela. Grafico ricco di virtù nel parlare del mondo, quello vicino o l’altro più geloso, visto con i battiti del cuore, l’uno e l’altro sbocciati con il dono esclusivo della sintesi perfetta. Il ricordo fa intristire, probabilmente, ma sfogliare di nuovo le sue opere diventa una calma felicità che si credeva perduta. Qui è l’eredità di Sandro, da leggere tutta con piacere enorme. E la lacrima nascosta si trasforma in sorriso.

Massimo Coletti